Il problema dei Valori
Di Luciano Rizzo
L’anno scorso, in occasione di un mio viaggio a Dublino, ho visitato una fiera dell’ecologia. In uno degli stands, una gentile signora mi ha messo in mano carta e penna e mi ha detto: “Scriva che cosa fa lei per migliorare il mondo”. Per fortuna varie mie attività sono orientate in tal senso, ma un ragazzo che era arrivato dopo di me ha scritto “Cercherò di morire il prima possibile”…
La domanda della signora mi ha fatto molto riflettere. Perché dobbiamo migliorare il mondo visto che, come dicono i buddhisti, questo è il migliore dei mondi possibili? La risposta sta in una delle leggi di questo Universo: “Tutto scorre”. Intorno a noi non c’è nulla di fisso, viviamo in un flusso di informazioni e frequenze che continuamente cambia, quindi dobbiamo adattarci a questo flusso, e possiamo farlo solo creando nuove realtà, che ci mantengano sulla cresta dell’onda.
Essere creativi è nella nostra natura. Dovremmo essere capaci di utilizzare al meglio questa qualità perché, come diceva Ermete Trismegisto “Ciò che è dentro è fuori”, noi portiamo nel mondo ciò che abbiamo nella nostra mente. Se quello che abbiamo costruito in questi ultimi tempi non va (è sotto gli occhi di tutti) è dentro di noi che dobbiamo cercare le cause dei problemi attuali. È dunque necessario cambiare mentalità, Giovanni Battista diceva “Metanoeite”, cambiate mente e sarete liberi.
Cambiare mentalità è possibile se ci poniamo tutti la domanda della signora irlandese: “Come posso migliorare le cose?” Questa domanda dovremmo porcela tutti, almeno una volta alla settimana. Se i sette miliardi di esseri umani attualmente sulla Terra portassero un piccolissimo miglioramento nel mondo ogni settimana, penso che non ci vorrebbe più di un decennio per vedere il nostro pianeta trasformarsi in un paradiso terrestre.
Questa visione è comune a moltissime persone che, in tutto il mondo, vogliono migliorare le cose. Perché ancora non ci riescono, nonostante ogni giorno siano in aumento? Due situazioni recenti a cui ho assistito possono aiutarci a dare una spiegazione. Il primo era un gruppo di studio che doveva suggerire strategie efficaci per migliorare la società. Purtroppo le persone intervenute avevano modi di vedere così diversi che, dopo molte ore, non è stato possibile trovare una base comune.
Il secondo evento è stato un TedX, interessantissimo format di conferenze che riguardano scienza e società. Uno dei relatori aveva fondato un sito per connettere le aziende interessate all’innovazione sociale ma, ad una domanda su quali fossero i valori condivisi tra gli imprenditori associati, ha mostrato grande imbarazzo, non sapeva rispondere esaurientemente.
Ecco dunque il principale problema della nostra società: i Valori. Si parla molto di valori da condividere, di mancanza di valori, del “non ci sono più i valori di una volta”, ma in realtà questi valori non sono chiari nella testa di nessuno. I nostri valori sono vaghi, fumosi, cambiano a seconda di chi ne parla, delle circostanze, del livello sociale e della regione geografica. Un caos pericoloso, considerando che sui valori si basa tutta la nostra società.
Cosa sono dunque i valori? Per arrivarci è bene rivedere come funziona la nostra mente. Semplificando al massimo, essa è fatta di due parti: la parte logica e l’Ego. Queste due componenti concorrono a prendere ogni nostra decisione, ma si basano su assunti completamente diversi: la logica agisce in base a modelli, l’Ego in base alle emozioni.
I modelli sono semplificazioni della realtà che la nostra mente crea per poterla interpretare. Essi sono fondamentali perché il nostro cervello, per capire un Universo molto più grande, deve trovare semplificazioni che lo aiutino a interpretare cosa accade e a muoversi di conseguenza.
Le emozioni invece sono la proiezione corporea dei nostri pensieri. Questi a loro volta dipendono da ricordi e memorie che la nostra mente accumula col passare degli anni.
Attualmente il nostro Ego ci crea un problema: l’enorme massa di dati incamerati porta con sè una grande quantità di emozioni, così grande da condizionarci in ogni momento della nostra giornata. In pratica la maggior parte delle nostre decisioni è presa sotto l’influsso delle emozioni, soprattutto le negative, a cui l’Ego si aggancia maggiormente (vedi il libro: I Segreti del Subconscio).
Questa nostra struttura mentale ci porta a fare moltissimi errori. Un proverbio afferma “Prima di decidere, conta fino a dieci”, proprio perché da sempre si sa che tendiamo a prendere le nostre decisioni sotto l’influsso delle emozioni, e che quasi sempre sono decisioni sbagliate. Solo una parte razionale forte, salda e ben strutturata, può tenere in riga il nostro Ego. In caso contrario le nostre emozioni ci fanno creare realtà dolorosamente inefficaci.
Per essere più forte dell’Ego, la nostra mente logica ha bisogno di una sola cosa: modelli semplici e chiari, che le dicano dove deve andare, come muoversi nelle infinite possibilità che l’orizzonte degli eventi offre in ogni istante. Infatti, come diceva Seneca: "Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare". Dunque per migliorare abbiamo bisogno di modelli forti, capaci di rinforzare la nostra consapevolezza. Essere consapevoli significa trovare le soluzioni più sagge, l’unica via per salvare il nostro habitat, ferito dalle migliaia di generazioni umane inconsapevoli che si sono succedute nei secoli. Serve inoltre che questi modelli siano condivisi da tutta la popolazione, applicabili in tutto il mondo. Un po’ come la misura del metro incisa su una barra campione di platino-iridio e conservata a Sèvres presso Parigi.
Ecco dunque una prima risposta alla nostra domanda originale. I valori sono dei modelli semplici, forti, positivi e condivisi da tutti.
Sorge a questo punto una seconda domanda: “Come decidere quali sono i valori migliori?”
Per spiegarci meglio la guerra, per quanto santa o giusta o doverosa, è un valore? Distrugge vite e manufatti, inquina il territorio, crea infelicità nei più per soddisfare gli Ego fuori controllo di pochi, è inefficiente. Dunque non è un valore.
L’amicizia è un valore? Crea sintonia, porta armonia e permette lo scambio di idee. L’amicizia migliora la vita di tutti, perciò è un ottimo valore.
Ciò che conta dunque è l’efficienza: ciò che porta efficienza nella società può essere un valore importante.
Nasce a questo punto un problema. Come misurare l’efficienza dei nostri valori? Che efficienza hanno l’altruismo, l’egoismo, l’amore, l’amicizia, la collaborazione, la condivisione, l’avidità? Per rispondere ricordiamo che tutti questi valori riguardano interazioni tre le due entità fondamentali della nostra vita: il nostro Universo interiore e l’Universo esteriore, il mondo in cui viviamo. Se ora mettiamo in relazione questi due Universi tramite un diagramma cartesiano che valuti ciò che fa bene o male a “noi stessi” e bene o male al “mondo”, possiamo valutare l’efficienza dei nostri comportamenti.
Un diagramma di questo tipo l’ho chiamato Whymap, ovvero Mappa dei Perché, vista la sua capacità di valutare le nostre azioni.
Whymap ha molti pregi. Il primo è che ci mette di fronte all’inefficienza di questa società in cui, come afferma Occam: «Tutto ciò che può essere fatto con poco inutilmente viene fatto con molto».
Il secondo pregio è che si tratta di un modello semplice, facilmente recepibile. Mi riferisco soprattutto ai giovani, agli studenti e a coloro che non si sono ancora riempiti di pregiudizi e credenze. Sono le persone che tra dieci anni cominceranno a prendere le redini della società, le persone su cui puntare per un cambiamento in positivo.
Ecco dunque la vera sfida di questi tempi, la più importante, quella per la quale val la pena di battersi: la formazione. Spieghiamo ai giovani quali sono i veri valori, facciamo loro formazione in tal senso ed otterremo nel giro di pochi anni, come in uno dei famosi “36 Stragemmi” degli antichi cinesi, persone capaci di “Lanciare il sasso per aver indietro la giada”, capaci di darci un mondo migliore in breve tempo.
Persone capaci, con le parole dello psicologo Giorgio Nardone, di “Ottenere il massimo con il minimo sforzo.”
Articolo comparso sul numero 33, giugno 2011, di Bioguida.com, Itinerari dello Spirito