Comportamento umano: programmato dai media

Data: 15-03-2011

Marzo 2011

Negli ultimi decenni stiamo assistendo a un aumento della criminalità, all’abuso di alcol fra i giovani, al sesso non protetto, alla guida spericolata e tanto altro ancora. La colpa è forse della vita frenetica che, ogni giorno, conduciamo? O forse la spiegazione è un’altra? Secondo una nuova ricerca, condotta dall’University of Regensburg in Germania, la vera piaga sociale che ha trasformato i giovani sono i media: la Tv, Internet, ma anche i videogame, telefonini e altri.

Secondo i ricercatori, questi effetti di “metamorfosi”, possono verificarsi sia a medio che a lungo termine.
«Sembra, dalla nostra meta-analisi, che dai media che esaltano il rischio si hanno conseguenze potenzialmente gravi, come ad esempio l'incidenza degli incidenti mortali, dei feriti e gli elevati costi economici in una grande varietà di rischi contagiosi, come ad esempio l'abuso di sostanze, guida spericolata, gioco d'azzardo e comportamenti sessuali a rischio», spiega Peter Fischer, autore dello studio.

Per arrivare a tali conclusioni, i ricercatori hanno preso in esame delle vecchie ricerche condotte dall’anno 1983 al 2009 su oltre 80.000 soggetti europei e americani di età compresa fra i 16 e i 24 anni.
Durante lo studio è stato chiesto ai volontari di eseguire una moltitudine di esperimenti. Tra questi c’era quello in cui veniva chiesto loro di guardare film o utilizzare videogame dal contenuto “rischioso”, per esempio che trattava argomenti come gli sport estremi, corse spericolate sulla strada ecc. 

Dopo essere stati sottoposti a tali visioni, veniva chiesto ai partecipanti quanto erano disposti a fare ciò che avevano appena visto in Tv o appreso da un videogame. Il tutto veniva poi misurato attraverso una simulazione al computer.
Dei 961 adulti a cui era stata consigliata la visione di film con gente che beveva, la maggior parte di loro si diceva più propenso a bere per affrontare meglio alcune brutte situazioni della vita. La stessa cosa accadeva quando si guardavano proiezioni con persone che fumavano molto.

In pratica, secondo lo studio, il media, qualsiasi esso sia, può veicolare ogni genere di informazione che dona una sorta di imprinting a livello cerebrale. Se l’informazione è positiva va bene, ma se non lo è, il rischio e di “contrarre” atteggiamenti rischiosi per se stessi e gli altri. Per questo è bene che soprattutto i soggetti più deboli e sensibili come i bambini e gli adolescenti vengano protetti da un certo tipo  di immagini. Il rischio, in questo caso, è quello di generare “mostri” della società che non sono più in grado di discernere tra la finzione e la realtà.
Lo studio è stato pubblicato su Psychological Bulletin, una rivista dell’American Psychological Association.
[lm&sdp]

http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/news/articolo/lstp/393278/

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