I segreti del ritmo e della forma dell'invecchiamento
Febb 2011
Vivere velocemente e morire giovani è un luogo comune che allude agli stili di vita, ma che con qualche variazione, è stato considerato anche dalla biologia, mettendo in relazione la velocità del metabolismo di una specie con la durata della sua vita media. La relazione, pur avendo molti dati a suo favore, è tuttavia sempre discussa.
Ora uno studio condotto da Annette Baudisch del Max-Planck-Institut per la ricerca demografica a Rostock e pubblicato sulla rivista Methods in Ecology and Evolution indica che gli attuali metodi di confronto utilizzati nelle ricerche sull'invecchiamento comparato soffrono di un difetto dovuto alla confusione di due concetti affini ma differenti.
"Alcuni organismi vivono per poco tempo, altri a lungo. Questo è il 'ritmo' dell'invecchiamento. Le specie a vita breve hanno un ritmo d'invecchiamento rapido, le specie che vivono a lungo hanno un ritmo d'invecchiamento lento. L'uomo lo ha lento, i piccoli uccelli canori lo hanno veloce", spiega Annette Baudisch.
La forma dell'invecchiamento descrive invece come la mortalità, il rischio di morire, cambi con l'età. Un modo per misurare quest'ultima è considerare il fattore d'invecchiamento.
"In Svezia a 15 anni solo 2 ragazze su 100.000 muoiono, ma una donna su due muore a 110 anni. Questa notevole differenza di mortalità all'inizio e alla fine della vita adulta significa che per l'essere umano la forma dell'invecchiamento è ripida, mentre per altre specie ha una pendenza più dolce. In alcune specie il rischio di morte può anche abbassarsi con l'età, per cui gli individui più anziani hanno un minor rischio di morte. Questo sembra essere il caso della tartaruga del deserto, degli alligatori e dei coccodrilli."
"Confrontando i pettirossi con le donne svedesi, vediamo che l'essere umano ha un ritmo di invecchiamento lento mentre quello del pettirosso è veloce. E quindi in termini di lunghezza della vita alla nostra specie va bene. Ma se guardiamo all'impatto dell'invecchiamento sul tasso di mortalità, vediamo che a vincere è il pettirosso. La sua forma d'invecchiamento è molto più piatta di quella dell'essere umano."
Questi risultati hanno implicazioni sulla biologia evolutiva e sullo studio dell'invecchiamento. "Dobbiamo confrontare le specie per capire come l'evoluzione abbia conformato la biologia dell'invecchiamento nelle diverse specie, ma gli attuali metodi di confronto sono limitati perché confondono ritmo e forma del processo. Non tener conto di questa distinzione può condurre a conclusioni scorrette su quali specie invecchiano più di altre."
"Separare il ritmo dalla forma ci dà un quadro più chiaro delle caratteristiche dell'invecchiamento. E può rivelare che certe specie sono molto simili ad altre in termini di forma d'invecchiamento, anche se non appartengono a uno stesso gruppo. Alla fine questo potrebbe aiutarci a identificare i determinanti dell'invecchiamento, le caratteristiche che determinano quando i tassi di morte salgono e scendono con l'età e rivelarci specie che possono evitare con successo l'invecchiamento."
"Non tutte le specie con vita breve vivono 'velocemente' e muoiono giovani. Accade ai pettirossi, ma per la pecora delle Montagne Roccose o il bufalo africano le cose vanno altrimenti. Dai dati di cui dispongo, sembra che vivere velocemente e morire giovani sia solo un'opzione, si può vivere velocemente e morire vecchi, o vivere lentamente e morire giovani, o anche vecchi. In natura ci sono tutte le combinazioni". (gg)
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