Autocontrollo ed educazione

Data: 03-12-2012

 TEST – A questa conclusione è arrivato Richard Aslin, docente di scienze cognitive all'università statunitense di Rochester, dopo aver rivisitato con i suoi esperimenti il cosiddetto "test del marshmallow". Si tratta di un test veloce, messo a punto negli anni '60 all'università di Stanford e usato in scienze cognitive come misura del grado di autocontrollo di un bambino, che consiste nel dire a un piccolo che può avere subito un marshmallow (il classico dolcetto americano morbido a base di zucchero) oppure, se aspetterà che l'adulto vada in un'altra stanza a procurarsene ancora, potrà mangiarne due. Gli esperimenti condotti in passato hanno mostrato che i bambini in grado di ritardare la gratificazione al test delmarshmallow hanno maggiori probabilità di successo nella vita: hanno voti più alti a scuola, migliori capacità sociali, un minor rischio di abuso di sostanze. Secondo alcuni ricercatori, quindi, qualità come l'autocontrollo e l'intelligenza emotiva sarebbero più indicative della capacità di cavarsela nella vita rispetto al classico test del quoziente di intelligenza. Il dottor Aslin ha deciso di indagare meglio la questione, per capire perché alcuni bimbi sembrano non resistere al fascino del dolcetto e altri invece rimangono stoicamente impassibili, aspettando di averne di più. Così ha costruito una versione modificata del test, provandolo su 28 bambini dai 3 ai 5 anni: un numero esiguo, ma i risultati sono stati così netti che l'esperto non ha avuto bisogno di altri piccoli volontari per essere certo delle sue conclusioni.

MARSHMALLOW – I bambini sono stati divisi a caso in due gruppi, a ciascuno dei quali veniva dato un kit per disegnare e decorare un foglio bianco. Il primo gruppo è stato quindi esposto a un ambiente cosiddetto "inaffidabile": al bimbo veniva dato un barattolo di matite usate e lo sperimentatore diceva che sarebbe andato a cercarne di migliori e in maggior numero. Quindi, dopo poco meno di tre minuti, l'uomo rientrava dicendo al piccolo che purtroppo non ne aveva trovate altre; dopo un po' l'uomo proponeva al bimbo di andare a prendere altri adesivi per il suo lavoro, si assentava di nuovo ma nuovamente rientrava a mani vuote. Per il secondo gruppo di bimbi si è scelto invece di creare una situazione di affidabilità: lo sperimentatore rientrava con le matite più belle e portava un bel po' di stickers. Tutti i bambini hanno terminato i lavoretti e sono stati quindi sottoposti al test delmarshmallow: a tutti ne è stato offerto uno ma gli è stato detto che, se avessero aspettato che lo sperimentatore se ne fosse procurati altri nella stanza attigua, ne avrebbero potuti avere due. Il dolcetto è stato piazzato in un piatto di fronte al bimbo e l'uomo è uscito dalla stanza per 15 minuti, mentre le videocamere riprendevano il comportamento del piccolo. Il ricercatore sottolinea che alla fine tutti i partecipanti hanno ricevuto altri tre marshmallows (evidentemente gli sperimentatori hanno il cuore tenero quando le "cavie" non vanno nemmeno alle elementari), ma racconta anche quanto sia stato divertente osservare le strategie di autocontrollo dei piccini: «Alcuni ballonzolavano letteralmente sulla sedia, altri canticchiavano o facevano finta di dormire. Parecchi hanno dato un morso e poi risistemato il dolcetto in modo che non sembrasse toccato, un bambino lo ha acchiappato subito e ci si è seduto sopra per non vederlo: anziché chiudere gli occhi lo ha nascosto».

AUTOCONTROLLO – I bambini che avevano vissuto una situazione affidabile hanno atteso in media 12 minuti prima di avventarsi sul marshmallow; nove hanno addirittura aspettato tutti i 15 minuti. Gli altri, che avevano fatto esperienza dell'inattendibilità di ciò che li circondava, avevano aspettato in media appena tre minuti e solo uno aveva resistito tutto il tempo. «Mi aspettavo differenze molto meno marcate - dice Aslin -. Manipolare l'ambiente ha perciò un effetto davvero consistente: il tempo di attesa al test del marshmallow quindi non dipende solo dalla capacità innata di autocontrollo dei piccoli, ma anche dalla loro razionale decisione in merito alla probabilità che l'attesa sia ricompensata o meno. Il bambino in altri termini capisce che aspettare ha senso ed è la scelta migliore, se l'ambiente attorno è affidabile e si può ragionevolmente credere che ci sarà una ricompensa maggiore». I dati confermerebbero studi secondo cui i bimbi sono molto sensibili alle certezze o incertezze della loro condizione: chi non ha un papà presente, per esempio, preferisce in genere il premio (piccolo) immediato a una maggior gratificazione successiva. «Se vivi in un ambiente precario, prendere subito il dolcetto è la scelta più ragionevole - osserva il ricercatore -. Attenzione però, se vediamo che i nostri figli non sono in grado di aspettare non significa che abbiamo fallito come genitori e non abbiamo dato loro un ambiente stabile: non è il caso di fare il test nella propria cucina e saltare a conclusioni sul proprio figlio. Non funzionerebbe con un genitore presente, perché il bambino ha forti aspettative sul comportamento di una persona che li ama. Inoltre i bambini ci osservano, ma non tengono conto di ogni nostro singolo gesto ed è il senso generale del nostro comportamento a dare loro la sensazione o meno di affidabilità e stabilità della situazione familiare». Si tratta sostanzialmente di far crescere i figli sicuri di ciò che li circonda: in questo modo saranno più capaci di autocontrollo e forse, stando ai risultati dei vecchi test delmarshmallow, diventeranno adulti di maggior successo.

Elena Meli28 novembre 2012 

http://www.corriere.it/salute/pediatria/12_novembre_28/test-marshmallow-autocontrollo-bambini_7b577a58-2d85-11e2-9fd6-1d698914d372.shtml

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